Un'autobiografia (di gruppo) che mette al centro un maestro del giornalismo italiano: Giuseppe "Pippo" Fava.
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All'inizio degli anni Ottanta, a Catania, un gruppo di ragazzi prende a seguire le orme di un giornalista "scomodo":
Pippo Fava.
Per molti è la prima esperienza giornalistica, in un luogo dove la
cronaca, la politica e la mafia si mischiano in un caleidoscopio che
increspa i contorni della cronaca, della politica e della mafia;
ricavandone una visione che non può essere univoca, ma che 'dovrebbe'
essere condizionata dagli interessi dei poteri forti: mafia e politica.
Che hanno quell'arroganza - ognuna per la propria "competenza" - di
determinare la cronaca cittadina di un Catania dominata, fin nell'intimo
più profondo, da una classe dirigente che mischia interessi politici e
interessi mafiosi. Una città governata da quelli che Fava chiamava "I
quattro cavalieri dell'Apocalisse mafiosa", i quali voleva non solo
controllare l'economia della "Milano del Sud", ma che pretendevano di
condizionare anche la visione delle cose da parte dei giornalisti che si
occupavano di cronaca, di politica e di mafia.