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Scritte "politiche" sul municipio |
lunedì 25 aprile 2016
giovedì 21 aprile 2016
La mafia spiegata ai miei figli (e anche ai figli degli altri): di Silvana La Spina
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domenica 17 aprile 2016
L'unità (mafiosa) d'Italia
La criminalità organizzata, la
'ndrangheta in particolare, ha una caratteristica che dovrebbe
farci riflettere: trasformare un problema in una risorsa. É questo,
a voler ben vedere, quello che abbiamo potuto osservare negli anni
passati; sia negli anni Cinquanta/Sessanta che nella successiva fase
di immigrazione dei decenni Ottanta/Novanta.
Se cerchiamo nei cassetti della memoria
le immagini dei flussi migratori Sud/Nord più antichi, ci verranno
in mente le immagini in bianco e nero del Neorealismo italiano:
le valige di cartone, i cartelli Non si affitta ai meridionali,
i treni Espresso e Accellerato – tanto cari a Nanni
Loi – che portavano 'orde' di Terroni a casa dei
Polentoni, le baraccopoli intorno alle grandi città del Nord
in fase di industrializzazione, i Totò & Peppino
di "noio... volevam... volevàn savoir... l'indiriss... ja?",
le pellicole alla Ladri di biciclette, i libri come Totò
il buono del luzzarese
Cesare Zavattini divenuto poi un film dal titolo inequivocabile:
Miracolo a Milano.
giovedì 14 aprile 2016
Processo alla 'Ndrangheta (di Enzo Ciconte)
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venerdì 8 aprile 2016
"...la mafia è una montagna di merda..."
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Peppino Impastato |
Marco
Tullio Giordana e
Claudio Fava,
nello scrivere la sceneggiatura del film “Cento
Passi” non usano
mezzi termini; e fanno dire a Luigi
Lo Cascio, che veste i
panni di Peppino
Impastato, una frase
che rappresenta una pietra miliare della lotta alla mafia: «...io
voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda...».
E
proprio Claudio Fava, nella sua qualità di vice-presidente
della Commissione Parlamentare Antimafia, ha preso posizione contro
l'intervista al figlio di Totò Riina realizzata a “Porta
a Porta” da Bruno Vespa:
«...di
fronte alla scomunica dei collaboratori di giustizia, il silenzio
imbarazzato del conduttore di quell'intervista è la cosa grave; non
il fatto che si intervistasse il figlio di Riina...».
Un'intervista, quella di Vespa a Riina Jr., che ha mandato su tutte
le furie mezza Italia: l'altra metà del Belpaese avrebbe, invece,
acquistato il libro.
giovedì 7 aprile 2016
Le fondamenta della città (di Giuseppe Gennari)
Come il nord Italia ha aperto le porte alla 'ndrangheta.
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«...gli anticorpi sono molto più "vivaci" al Sud che al Nord. Gli anticorpi sono quelle cose che servono per identificare un corpo estraneo e far scattare gli allarmi.../...qui [al Nord, ndr] abbiamo politici che chiedono voti e favori a esponenti di noti clan calabresi e che poi vengono a dire di averlo fatto magari per ingenuità, ma in perfetta buona fede...», parole di Giuseppe Gennari, giudice per le indagini preliminari al Palazzo di Giustizia di Milano; Gennari, da oltre un decennio di occupa di 'ndrangheta all'ombra della madunina. Già nelle carte dell'Operazione Infinito, resa famosa dal filmato di un summit di 'ndrangheta a Paderno Dugnano, in una sala del Circolo "Falcone e Borsellino", appariva il suo nome. Con Le fondamenta della città, il giudice-scrittore traccia un quadro spaventoso del fenomeno della criminalità organizzata calabrese in terra di Lombardia: e sfata tanti, troppi luoghi comuni che - ironia della sorte - finiscono per fare il gioco più della mafia che dell'anti-mafia. Un libro che aiuta a comprendere la colonizzazione della 'ndrangheta fuori dalla Calabria.
sabato 2 aprile 2016
La mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari...
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Gesualdo Bufalino, nel 1943 |
Il Maestro Gesualdo Bufalino diceva che
«...la mafia sarà vinta da un esercito di maestre
elementari...»; e oggi più che mai possiamo comprendere il
significato delle parole dell'insegnante, dello scrittore e del
giornalista: in una parola, dell'educatore. Oggi quelle parole
risuonano come un monito in Emilia Romagna, bollata come “terra di
mafia” dalla Direzione Nazionale Antimafia.
Ma cosa significano, nella terra dei Cervi,
le parole di uno scrittore siciliano? C'entrano più che mai, perché
Bufalino – dopo l'8 settembre – venne ricoverato in ospedale a
Scandiano, per curare la tisi contratta in Friuli, durante la
guerra; nella città dei Boiardo venne seguito da un medico che,
compresa la cultura del giovane “sbandato”, gli mise a
disposizione un'imponente biblioteca. Tra i libri scandianesi, il
futuro professore ritrovò l'amore per lo studio che la chiamata alle
armi aveva raffreddato; e dopo due anni di ricovero a Scandiano,
Bufalino tornò in Sicilia, dove alcuni anni dopo si laureò.
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