![]() |
Gesualdo Bufalino, nel 1943 |
Il Maestro Gesualdo Bufalino diceva che
«...la mafia sarà vinta da un esercito di maestre
elementari...»; e oggi più che mai possiamo comprendere il
significato delle parole dell'insegnante, dello scrittore e del
giornalista: in una parola, dell'educatore. Oggi quelle parole
risuonano come un monito in Emilia Romagna, bollata come “terra di
mafia” dalla Direzione Nazionale Antimafia.
Ma cosa significano, nella terra dei Cervi,
le parole di uno scrittore siciliano? C'entrano più che mai, perché
Bufalino – dopo l'8 settembre – venne ricoverato in ospedale a
Scandiano, per curare la tisi contratta in Friuli, durante la
guerra; nella città dei Boiardo venne seguito da un medico che,
compresa la cultura del giovane “sbandato”, gli mise a
disposizione un'imponente biblioteca. Tra i libri scandianesi, il
futuro professore ritrovò l'amore per lo studio che la chiamata alle
armi aveva raffreddato; e dopo due anni di ricovero a Scandiano,
Bufalino tornò in Sicilia, dove alcuni anni dopo si laureò.
Oggi la memoria del Maestro Bufalino a Scandiano è
stata offuscata da altri fatti di cronaca; gli arresti del
consigliere comunale di Reggio Emilia Giuseppe Pagliani e, un anno prima, di
Margherita Cau moglie del boss di 'ndrangheta Leo
Russelli.
Ma l'anima di Gesualdo Bufalino è ancora tra quei
libri scandianesi e ci urla che la vera lotta alla criminalità
organizzata deve partire dalle scuole; e che per vincere per davvero
la mentalità mafiosa dobbiamo 'armare' le maestre elementari. E
invece? In Italia è successo esattamente il contrario; dai Piani
Marshall a oggi la scuola è stata depotenziata; perché le
necessità erano quelle di far nascere dei consumatori individualisti
e inconsapevoli, piuttosto che dei cittadini “pensanti”.
La scuola, così come la magistratura e le forze di
polizia, sono state letteralmente disarmate; mentre il consumismo,
invece, poteva (e può) contare su proventi inimmaginabili,
accumulati grazie a un capitalismo selvaggio che ha messo in un
angolo cultura e – soprattutto – le coscienze dei cittadini, dei
ragazzi che un giorno saranno chiamati a costituire la società
civile alla base della lotta alla criminalità organizzata e alla
corruzione di alcuni politici da strapazzo che affollano consessi pubblici
dove si prendono decisioni che incidono sulla vita di tutti noi.
Come possiamo stupirci delle sedie vuote alle
presentazioni di libri 'antimafia' che fanno da contraltare alle file
di biblica memoria per l'acquisto di un nuovo telefonino? Possiamo
solo rimpiangere di non aver ascoltato le parole del Maestro di
Comiso, che a Scandiano era tornato a innamorarsi della Cultura e
della conoscenza, unico antidoto all'ignoranza che le sue maestre
elementari dovrebbero essere chiamate a sconfiggere; perché è solo
in un popolo di “ignoranti” che la mafia riesce a mettere radici,
a proliferare.
Come possiamo stupirci delle parole del ministro
Giulio Tremonti: «Con
la Cultura non si mangia»
(figurarsi con l'ignoranza...); che fanno il paio con quelle di un
altro ministro, Pietro Lunardi: «Con
mafia e camorra bisogna convivere e i problemi di criminalità ognuno
li risolva come vuole»?
È solo la conoscenza e la coscienza di liberi cittadini che ci
possono portare a sconfiggere veramente la mafia, la camorra, la
'ndrangheta. Ma fino a quando i governi si daranno da fare per
disarmare le maestre elementari del Maestro Bufalino, noi rischiamo
di essere in balia di un esercito di mafiosi.
“Fratelli
Cervi” e Maestro
Gesualdo Bufalino:
entrambi educatori.
Entrambi
Liberatori!
Donato Ungaro
Ps: l'immagine di Gesualdo Bufalino è tratta dal sito della Fondazione Bufalino - Archivio fotografico.
Diciamo che il fatto mafioso ha condagiatoogni cittadino, a chi per il bene e a chi per il male
RispondiElimina