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Pitaro racconta l'esperienza di Luigi, uno studente calabrese arrivato nella capitale per avvicinarsi al mondo accademico; dopo la laurea, si avvia al dottorato di ricerca. E si mantiene lavorando in un call center, di cui ci racconta gli equilibri, le dinamiche, le regole scritte e non scritte. Le amicizie del protagonista si confondono tra l'università, il mondo del lavoro e una vita da pendolare che viene raccontata con un'interessante cronaca ricca di particolari, di aneddoti, di "fotografie" di personaggi e situazioni che tradiscono la conoscenza diretta dell'autore con il mondo del trasporto pubblico.
La storia viene narrata con una certa velata nostalgia per una spensieratezza che - con gli anni - sta sfilando dalle mani degli amici di Luigi: Natalia, Antonio, Verena. Stanno diventando "grandi", ma nonostante l'età, ai ragazzi variamente impegnati nella vita di tutti i giorni, manca quella stabilità che aveva permesso alle famiglie di origine di svilupparsi e gettare le basi per permettere loro di trasferirsi a Roma e studiare. C'è la coscienza, in ognuno di loro, che la precarietà della vita, del lavoro, degli affetti rischia di diventare un canone per l'esistenza intera; si avverte una rassegnazione che solo la grande svolta "criminale" che assume il romanzo nelle ultime pagine riesce a far passare in secondo piano.
Pasolini è presente a piene mani, nelle pagine di Benzine; ma c'è una netta differenza con i Ragazzi di vita di pasoliniana memoria. Il Riccetto, Marcello, Agnolo e gli altri protagonisti dei racconti di Pasolini avevano bisogno di un cantore, del loro cantore: Pier Paolo Pasolini, il poeta che sapeva trarre dai loro "...lì mortacci tua..." quelle storie che erano lì, perse nelle strade polverose delle periferie romane e pronte a essere messe sulla carta. I protagonisti di Benzine, invece, hanno smesso i panni dei sottoproletari degradati e ignoranti, che si sanno esprimere solo in romanesco e fanno della mortificazione sociale il loro stile di vita: Luigi e i suoi amici, i colleghi, sono in grado di analizzare ciò che accade intorno a loro. Sono in grado di utilizzare gli strumenti necessari per raccontare in autonomia la propria storia: per scriversela.
Sono, per certi aspetti, più vicini alle dinamiche di Vasco Pratolini e dei ragazzi raccontati ne Il Quartiere, dove le precarietà familiari sono parte stessa della vita del quartiere di Santa Croce, a Firenze. Gli adolescenti di Pratolini costituiscono, per certi versi, i prodromi dei protagonisti di Benzine; che a trentacinque anni sono ancora bloccati in una adolescenza perpetua, inchiodati in una perenne giovinezza che li costringe a cercare un modo per emergere dalla mediocrità alla quale rischiano di essere condannati.
Ed è questo il rischio che fa avvicinare uno di loro al "denaro facile", alla criminalità; la mafia non ha più interesse a combattere la microcriminalità, perché rappresenta un problema di facile controllo da parte di potenti organizzazioni. L'offerta formulata dalle mafie è semplice: ti danno fastidio i furti nelle case? Ti risolviamo noi il problema. Un diritto che lo Stato non è più in grado di offrire e che viene garantito, invece, dalle mafie come un piacere; a certe condizioni. Ma è facile perdere il controllo e finire nei guai.
Un libro che può essere letto come un romanzo, ma che per certi aspetti rappresenta una denuncia sociale lucida e "rammaricante"; perché alla fine il sistema è talmente vasto e tentacolare che cercare e trovare un riscatto diventa difficile.
Benzine può essere acquistato, oltre che nelle librerie, anche on-line su Amazon.it, sia in formato cartaceo che come E-book (formato Kindle).
Donato Ungaro
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